Una pratica semplice per accrescere chiarezza e apertura
(Karl Riedl - dalla rivista “Intersein” – numero 38, Maggio 2011)
Quando, molti anni fa, scoprii questa indicazione di pratica (che, per quanto mi ricordo, proviene dall’Avatamsaka sutra), rimasi talmente colpito dalla sua semplicità e bellezza che da allora mi impegno a comprenderla, ad approfondirla e a realizzarla.
“In ogni situazione, guarda con gli occhi dell’amore le persone con cui entri in contatto”: è così che ho compreso questa frase per me. Per prima cosa è facile da capire, poiché ognuno di noi ha un’esperienza o un’idea più o meno chiare di cosa voglia dire “uno sguardo amorevole”: è un’esperienza semplice, piacevole, che è collegata con una sensazione di tenerezza e calore negli occhi e con un silenzioso “sguardo sorridente”. L’amorevolezza nasce da una simpatia, da un’inclinazione benevola verso l’altro, una sensazione di familiarità, a volte anche di amicizia. La radice della parola pali per “amore” - “metta” - ha due significati: uno è “morbido, delicato”, l’altro è “amico”.
Verifica da te, magari anche ora! Rivolgi a una persona o situazione questo sguardo amorevole, morbido, gentile e sii molto presente, fai consapevolmente l’esperienza dell’effetto che ti fa, di quali sensazioni vi sono collegate. Per noi è del tutto naturale guardare così una persona cara, un amico, un bambino o qualcosa verso la quale proviamo simpatia e che ci piace vedere. Sono momenti molto importanti nella vita, e dovremmo proprio esserne molto consapevoli, viverli con molta attenzione, in modo da poterceli ricordare sempre.
Abbiamo bisogno di questi momenti come nutrimento sul cammino, poiché molto spesso ci troviamo in situazioni e con persone che ci sono estranee, ci fanno paura, e sono collegate a ricordi spiacevoli, a volte addirittura dolorosi. Allora, non ci viene proprio in mente lo “sguardo amorevole”. Generalmente cerchiamo di gestire queste situazioni con due metodi: il primo è quello di ritrarci, isolarci, voltarci dall’altra parte o fare come se la cosa non ci riguardasse, oppure esprimere apertamente il nostro disagio, magari diventando aggressivi o cominciando a difenderci. Il secondo metodo consiste nell’entrare volutamente nella situazione e cercare di trarne il meglio: allora siamo intenzionalmente gentili, premurosi e gioviali e ci mostriamo rilassati e sicuri…e tutti notano che non siamo sinceri. In un modo o nell’altro non stiamo accogliendo la situazione, ma cerchiamo in qualche maniera di manipolarla.
Sii semplicemente presente e sveglio!
“In ogni situazione, guarda con gli occhi dell’amore le persone con cui entri in contatto!” Anche adesso, subito! La parola-chiave della pratica è: “Guarda!”. Limitati a essere presente, del tutto tranquillo e vigile. Nella situazione, per e con la situazione e l’altra persona. Se non fai subito ricorso alle tue esperienze o ai tuoi concetti del passato, entri in contatto con la completa apertura del momento. Proprio come hai già imparato a fare finora con la tua pratica, del tutto presente nel mangiare, nel camminare, nel lavare i piatti, senza valutare, senza classificare, soltanto e semplicemente sveglio e nient’altro. Guarda! Non voltarti mai dall’altra parte! Rivolgi sempre il tuo sguardo e guarda – con gli occhi dell’amore. In questa apertura, fondata sulla tranquillità morbida e amorevole del nostro essere, si genera da sé un ponte, un collegamento con l’altro. In quel momento quasi magico – così lo sento sempre io – entriamo in contatto in modo semplice e intuitivo con l’altro nella sua umanità: una comunicazione profonda, senza parole, al di là delle spiegazioni, della storia personale e della psicologia.
Man mano che la nostra pratica cresce, prenderemo consapevolezza sempre un po’ prima di quella ristrettezza, quella chiusura in noi, quando ci ritraiamo, ci voltiamo dall’altra parte, o cominciamo a valutare e a provare avversione: così ci verrà sempre più facile fare interiormente un passo indietro, aprire il cuore e la mente e collegarci silenziosamente, tranquillamente e amorevolmente con l’altro. Ora nello spazio aperto che abbiamo generato anche l’altro può entrare a rilassarsi. La situazione cambia, proprio perché non reagiamo nella solita maniera auto-riferita ma ci limitiamo a mettere a disposizione uno spazio aperto: nasce una comunicazione autentica e una sempre maggiore apertura, chiarezza e gentilezza da entrambe le parti. E’ un frutto meraviglioso, forse inaspettato, di questa semplice pratica: “Guarda ogni cosa con gli occhi dell’amore.”
Se ci esercitiamo con costanza, riusciremo ad essere più gentili, comprensivi ed amorevoli in tutti i nostri pensieri e le nostre azioni.
Presta attenzione alla tua mente!
In quanto esseri umani siamo nati con la capacità di amare. Ed è la forza dell’amore che tiene insieme noi esseri umani e l’universo, addirittura che ci permette di vivere e di sopravvivere. Si tratta però di una capacità, di un potenziale, di un seme che deve essere innaffiato, curato e coltivato. L’amore si deve imparare nell’azione, attraverso l’azione, e sempre nell’azione si mostra e si manifesta. Ciò avviene in tre ambiti della vita, dei quali sostanzialmente solo due ci sono davvero familiari: l’ambito materiale, la cura necessaria alla vita, e quello sociale-psicologico, che si esprime nell’educazione e nelle relazioni personali. E il terzo ambito?
In tutte le tradizioni spirituali si raccontano storie che parlano di saggezza o delle azioni di grandi Maestri per darci ispirazione e trasmetterci pensieri o comportamenti nuovi o fuori dalle nostre abitudini.
Forse questa storia dei Padri del Deserto può chiarirci il terzo ambito esistenziale: quello spirituale dell’amore.
“Un giorno nella comunità dei monaci correva voce che uno degli eremiti tenesse con sé una donna. Infuriati per questa presunta immoralità, alcuni monaci pregarono l’Abate Ammonas di accompagnarli nella cella del monaco incriminato, per punirlo a causa dei suoi peccati. L’eremita lo venne a sapere, e subito fece nascondere la donna in un grosso barile. I monaci dunque arrivarono al monastero, e non appena l’Abate Ammonas entrò nella cella si rese conto della situazione, andò lentamente verso il barile, vi si sedette sopra e chiese ai monaci di ispezionare con cura la cella. Non avendo trovato nulla, essi si ritirarono dispiaciuti e pieni di vergogna. Andando via, l’Abate Ammonas prese la mano del monaco e gli disse: “Fratello, presta attenzione a te stesso – prenditi buona cura di te.”
“L’amore è la volontà di espandere il proprio sé per nutrire la propria crescita spirituale o quella di un altro essere umano” – così si è espresso in modo pregnante M.Scott Peck nel suo libro “The road less travelled.”[1] “Presta attenzione alla tua mente!”: questa è l’esortazione dell’Abate Ammonas. Ciò che gli sta veramente a cuore in quella situazione non è il comportamento sociale certamente deprecabile; perfino a quattr’occhi egli non rimprovera severamente l’eremita: invece, pieno di amore e sollecitudine, si rivolge dolcemente al fratello monaco per risvegliare in lui l’amore per la propria mente e per la propria crescita spirituale.
Anche noi siamo fratelli e sorelle e dovremmo dedicare tutto l’amore alla nostra mente e alla nostra crescita e maturazione verso il nostro potenziale più elevato. E’ per questo che siamo sul cammino, è in questo che ci sosteniamo a vicenda. “Guarderemo gli altri con saggezza e compassione in modo da tenere davanti a loro uno specchio in cui possano vedere riflessa la loro vera natura”: così ci esprimiamo quando invochiamo il nome del Bodhisattva Sadaparibhuta. Ed è proprio lì che dovrebbe condurci la nostra pratica!
Spesso però in noi il collegamento con l’amore per la nostra mente e la nostra natura di Buddha non è abbastanza stabile e fermo, e così nella vita quotidiana acquistano più importanza altre cose, altre mete, alle quali dedichiamo la nostra attenzione e il nostro amore. Per questo ci occorrono un fratello o una sorella nel Dharma che nei momenti importanti ci sostengano e ci indichino il livello dello spirito, il Dharma.
La pratica è molto semplice: “Guarda ogni cosa con gli occhi dell’amore!”.
[1] Ed. it.: Voglia di bene, Frassinelli Milano 1985.