Dalla Thailandia

Caro Sangha!

Nelle ultime settimane sono stato contento di ricevere le e-mail che avete scritto. Sono contento di sapere che continuate a praticare e a mantenere e coltivare i semi migliori dentro di voi. Nonostante la lontananza fisica, sono felice di vedere che moltissime persone continuano a coltivare la pratica e a costruire il Sangha in Italia. Ho capito che il nostro Sangha non cresce a causa dei nostri sforzi, ma semplicemente perché le persone hanno un disperato bisogno della nostra pratica nella loro vita quotidiana.

Quando penso a questo il mio cuore si riempie di speranza, perché toccare questa verità è un po' come vedere nel futuro. Se capiamo i bisogni delle persone che ci circondano potremo agire in modo da renderle felici. Quando le nostre azioni sorgono da una mente compassionevole e attenta, siamo sicuri che in futuro raccoglieremo frutti positivi. La seconda strofa del Dhammapada dice:

"La mente è la sorgente di ogni cosa
[…] Se agiamo con una mente pura
la felicità ci seguirà come fosse la nostra ombra"

Thay e i monaci di Plum Village in Thailandia nel 2010Quando le nostre intenzioni non salutari sono trasformate dalla pratica della consapevolezza, la nostra mente diventa pura e naturalmente scopriamo che tutti i nostri pensieri vanno nella direzione di costruire un futuro felice per noi e per tutte le persone che ci circondano.

Mentre leggevo le vostre e-mail sono stato colpito dalla determinazione di ognuno a continuare la costruzione del nostro Sangha, e credo che questa determinazione sia uno dei frutti più importanti della nostra pratica.

Quando scopriamo l’importanza del vivere una vita sana e consapevole, naturalmente abbiamo bisogno di circondarci di persone che nutrano i nostri semi migliori. Non abbiamo bisogno di sforzarci, dobbiamo semplicemente riconoscere i nostri bisogni. Siamo consapevoli del fatto che quando siamo accanto ad una persona felice, ci è più facile essere felici, ed è questa comprensione che ci guida nel nostro cammino di pratica e nella nostra aspirazione a creare un Sangha solido.

Anch'io spero che in Italia si vengano a creare sempre più occasioni di pratica, e sono sicuro che la nostra comunità ha la capacità di offrire moltissimo al nostro paese.

Quando entriamo in contatto con il bisogno di vivere in modo felice e consapevole dobbiamo chiederci: ”Sono forse l’unica persona ad avere questo bisogno?”.

All’apparenza può sembrare che nell’ambiente in cui viviamo nessuno sia interessato a questo genere di cose. Ognuno sembra occupato solo a fare il proprio interesse e a riempirsi le tasche in modo sconsiderato e irresponsabile. Eppure quando abbiamo una percezione simile significa che non abbiamo ancora osservato in profondità. La realtà è di natura organica; non è mai 100% buona o 100% cattiva, ed il Buddha ci ha insegnato che ogni cosa e impermanente.

Impermanente significa che è in continuo cambiamento, vale a dire che quello che oggi è buono domani potrà essere cattivo, e viceversa.

Quando siamo in grado di afferrare in modo solido gli insegnamenti sull’impermanenza, abbiamo il potere di cambiare non solo il nostro ambiente di lavoro, ma il nostro intero paese e il mondo. La rabbia e la violenza nelle persone che ci circondano sono frutto di un certo numero di condizioni. Se siamo in grado di osservare e capire queste condizioni e il modo in cui trasformarle, diventeremo un Bodhisattva in grado di offrire felicità e pace infinite. Quando guardiamo le difficoltà in noi stessi e nel mondo con gli occhi di un Bodhisattva non abbiamo più paura di soffrire. Siamo in grado di vedere la sorgente della sofferenza e possiamo applicare metodi concreti per trasformarla.

Il Buddha ha insegnato la pratica del Dono. In vietnamita Bo Thi significa “donare cibo a qualcuno che ha fame”. Se offriamo da mangiare a qualcuno, non facciamolo perché troviamo quella persona simpatica, ma semplicemente per alleviare la sua fame. Quando Thay ha spiegato il significato di questa parola mi è venuta in mente la strofa di una canzone:

E chiese al vecchio dammi il pane
ho poco tempo e troppa fame
e chiese al vecchio dammi il vino
ho sete sono un assassino

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno,
non si guardò neppure intorno
ma versò il vino e spezzò il pane
per chi diceva ho sete, ho fame

Forse De Andrè nella sua vita non ha avuto abbastanza condizioni per vivere secondo queste parole, ma in esse è contenuta la comprensione dell’insegnamento del Buddha e di ogni illuminato. Nella mente del pescatore i concetti di giusto, sbagliato, buono, cattivo, amico, nemico hanno cessato di esistere ed è per questo che offre pane e vino ad un assassino senza esitazione ma in tutta calma. Il vecchio può vedere la paura negli occhi dell’assassino, può toccare la sua sofferenza e le sue preoccupazioni, ma non è scosso da questo. Il pescatore comprende la vita in modo profondo e può vedere che nell’assassino di oggi vi è il santo di domani. Quando i due gendarmi passano al galoppo e gli chiedono se avesse visto passare un assassino, il pescatore non risponde e sorride semplicemente. La realtà è che lui un assassino non l’ha proprio visto!

I gendarmi si affrettano a cercare in qualche altro posto e non fanno nemmeno caso allo strano sorriso del vecchio … che peccato! Se solo fossero stati liberi dalle loro idee avrebbero potuto risvegliare le loro menti in un singolo istante!

Se chiudo gli occhi posso immaginare il vecchio pescatore spezzare il pane con calma e consapevolezza e versare un bicchiere di vino per l’uomo che gli stava di fronte con il cuore pieno di amore e compassione.

Quando pratichiamo il Dono dobbiamo diventare un po' come questo vecchio. Dobbiamo trovare la forza di aprire il nostro cuore alle persone facili e a quelle meno facili. Dobbiamo lasciare andare ogni idea e semplicemente offrire la nostra pratica e il nostro sorriso per ogni persona.

Quando apriamo le porte dei nostri Sangha dobbiamo essere pronti ad accogliere anche persone ancora immature nel loro cammino spirituale, ma se siamo in grado di amare loro, quale altro ostacolo possiamo aspettarci di incontrare?

Spero che anche senza la presenza dei monaci e delle monache continuerete ad organizzare eventi nelle scuole e nelle università, perché so che ognuno di voi ha la capacità di condividere la propria pratica. Quando abbiamo l’aspirazione di costruire un Sangha è perché abbiamo gustato i frutti della pratica. Quando condividiamo con le altre persone con i piedi ben radicati nelle nostre esperienze di pratica e nei momenti felici passati assieme al nostro Sangha, naturalmente ispireremo fiducia e simpatia. In questo modo avremo l’occasione di aiutarle ad aprire il cuore e ad assaporare “la gioia della meditazione”.

La capacità di donare è un addestramento concreto e non un'idea. In Vietnam durante alcune festività le persone hanno l'usanza di comprare animali vivi, come pesci, uccelli, etc… , e di liberarli durante una breve cerimonia. Io trovo questa pratica estremamente bella, e penso che dovremmo adottare questo costume anche in Italia ed in occidente. La prossima volta che organizziamo una cerimonia come il festival della pace, il festival della luna piena o la giornata degli antenati, possiamo invitare tutti i partecipanti a comprare un piccolo animale, e alla fine della cerimonia possiamo ridonare la libertà e la vita a tutte queste creature. Questa è un'usanza che deve essere messa in pratica in modo intelligente e non formale. Se ad esempio liberiamo un pollo d’allevamento nel mezzo di un bosco, siamo sicuri che la nostra azione al massimo renderà felice qualche volpe, ma non di certo il povero pollo :)! Quando pratichiamo il dono in questo modo abbiamo un’occasione unica di innaffiare il seme della comprensione e della compassione dentro di noi. Siamo consapevoli che se noi non liberassimo questi animali, verrebbero sicuramente uccisi e quindi facciamo nascere dentro di noi il desiderio di lasciare vivere in pace e tranquillità queste creature.

Il “sutra del diamante” ci insegna che dobbiamo lasciare andare quattro idee fondamentali: l’idea di un sè, di una persona, di un essere vivente, e di una vita. Questo significa che non possiamo tagliare la realtà in pezzetti e dire: ”questa è una persona, questo è un essere vivente, questo non è un essere vivente”. Se osserviamo una persona in profondità possiamo vedere che in essa sono contenuti tutti gli esseri senzienti, non senzienti e l’intero cosmo. Questo significa che se vogliamo prenderci cura di una persona, allo stesso momento dobbiamo prenderci cura di tutti gli esseri viventi, delle risorse minerali del nostro pianeta, etc… Per questo, quando abbiamo l’occasione di liberare una trota o una colomba, stiamo creando felicità per loro ma anche per noi stessi. La nostra felicità dipende dalla felicità di ogni altra persona. Allo stesso modo, se vogliamo prenderci cura del nostro Sangha, dobbiamo essere in grado di prenderci cura anche della nostra società e di tutte le persone che non fanno ancora parte del nostro Sangha. Questa è la visione di un vero Bodhisattva ed è la comprensione che ci aiuterà a cambiare il nostro paese.

Non dobbiamo aver paura di pensare in grande, perché una volta che piantiamo una seme siamo sicuri che prima o poi produrrà dei frutti. Il Buddha ha insegnato che ogni azione produce karma, vale a dire un effetto. Per questo ”Se agiamo con una mente pura, la felicità ci seguirà come fosse la nostra ombra”.

Mentre stavamo lavorando per costruire un monastero in Vietnam, Thay ci ha spesso ricordato che la nostra vera aspirazione non era quella di avere un solo monastero ma di averne almeno uno al centro, uno al nord e uno al sud. Grazie a questa visione non saremo mai scoraggiati dagli ostacoli e dalle difficoltà del presente perché abbiamo una direzione in cui camminare, una pratica solida, e tante, tante energie … cosa possiamo desiderare di più?

Nonostante mi trovi in Thailandia, sto sempre praticando assieme ad ognuno di voi. Spesso quando sale un po' di nostalgia ricordo a me stesso: ”di cosa puoi lamentarti? Se vuoi curarti dell’Italia devi saperti prendere cura di tutto ciò che è non-Italia!”. Quando sono in grado di pensare in questo modo, devo solo fare tre respiri e immediatamente riscopro la forza di continuare a costruire il Sangha in Thailandia e in Asia perché so che se non faccio del mio meglio nel momento presente, non sarò mai in grado di aiutare l’Italia.

Dopotutto nonostante io ami il mio paese, sono anche consapevole che in ogni posto che ho potuto visitare ho trovato che le persone incontrano le stesse difficoltà!

Vi saluto con gioia

Phap Bieu